Questão
2010
CESGRANRIO
Secretaria de Estado da Educação de São Paulo
Professor de Educação Básica II - Italiano (SEDUC SP)
La-polemica-tra4001c011432
La polemica tra Calvino e Pasolini



Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino

Pasolini vede in queste trasformazioni il prevalere di "una cultura tecnica anziché umanistica", "il prevalere del fine comunicativo sul fine espressivo" e anche una minaccia all’autonomia culturale delle classi popolari: di fronte al nuovo codice linguistico unitario esse rischiano l’incapacità di comunicare oppure l’annullamento delle loro radici culturali, quelle regionali e dialettali, a favore di un’unica cifra linguistica imposta dalla élite tecnocratica. 

Nel Diario linguistico comparso sul settimanale "Rinascita" del 6 marzo 1965 (Pasolini 1991: 46) si legge che la figura del contadino del Sud, per gli effetti dell’industrializzazione (la creazione di un centro dell’ENI, l’Ente Nazionale Idrocacarburi, a Ragusa; la nascita delle acciaierie a Taranto), "è proprio sul punto di scomparire, dopo una violentissima crisi dovuta allo scontro, in una stessa anima, tra analfabetismo e specializzazione, tra anarchia borbonica e iscrizione alla CGIL" (la CGIL è la Confederazione Generale Italiana del Lavoro, il sindacato italiano maggiormente rappresentativo).

Lo stesso Pasolini, in una conferenza su Nuove questioni linguistiche, pubblicata sul settimanale "Rinascita" del 26 dicembre 1964, aveva sostenuto che, se fino ad allora non era esistita "una vera e propria lingua nazionale italiana", ormai l’Italia era sulla soglia di un’effettiva unificazione linguistica, in base al modello di una "lingua tecnico-scientifica" nata nei centri di comando dell’industria capitalistica e "omologatrice delle altre stratificazioni linguistiche", in quanto dotata di un "potere di omologazione" che non avevano avuto "né l’archetipo latino del rinascimento, né la lingua burocratica dell’Ottocento, né la lingua del nazionalismo" (Pasolini, Empirismo eretico: 5, 19-22). 

Calvino interviene nel dibattito con l’articolo pubblicato sul "Giorno" del 3 febbraio 1965 (vedi 1.1 e 1.2) e, occupandosi del linguaggio burocratico e politico, afferma l’esigenza che tutti i cittadini del nuovo stato italiano, nel momento in cui stanno divenendo padroni della lingua nazionale, possano avere pienamente accesso al discorso pubblico, amministrativo e politico. Con la modernizzazione degli anni Sessanta cade quella barriera linguistica che aveva contribuito a rendere le istituzioni inaccessibili ai cittadini: ora spetta alle istituzioni cambiare le forme del proprio discorso per rispondere a tale esigenza.

A Pasolini, secondo cui "l’italiano come lingua nazionale" è nato, ma sotto la pericolosa egida della tecnologia e della tecnocrazia, Calvino risponde che l’italiano rischia piuttosto di morire, soffocato dall’antilingua da lui esemplificata, e "sopravviverà soltanto se riuscirà a diventare una lingua strumentalmente moderna" (Calvino, Una pietra sopra: 123). 

Qual è l’idea centrale del testo La polemica tra Calvino e Pasolini?
A
Quale varietà dialettale sarebbe la lingua nazionale dell’ Italia.
B
La questione della lingua italiana.
C
La lingua nazionale italiana.
D
Il prevalere di una cultura tecnica, comunicativa sul fine espressivo.
E
Le trasformazioni della lingua italiana nel corso degli anni sessanta.